18 Gennaio 2023
ISO 45001 e appalti: una sfida possibile
Il luogo di lavoro di un appalto prevede la presenza di più lavoratori di ditte diverse che devono lavorare assieme: un vero e proprio “crocevia pericoloso” di attività, che genera inevitabilmente rischi aggiuntivi che non posso essere ignorati perché rappresentano una criticità rilevante nella gestione dell’organizzazione del lavoro.
Generalmente, le attività lavorative date in appalto prevedono mansioni prevalentemente fisiche che sono gestite con modelli di organizzazione del lavoro, rigidamente predeterminati.
L’analisi di questi ambienti lavorativi, genera il così detto “lavoro debole”, ed evidenziano l’inclinazione della ditta che gestisce un appalto ad avere maestranze: “pagate per eseguire ma non per pensare, né tanto meno per partecipare all’organizzazione del lavoro dove i lavoratori spesso si sentono dire: “… Hai un lavoro? Non perdere tempo con la sicurezza”. (1)
La conseguenza di ciò è che l’applicazione della tutela della sicurezza sul lavoro negli appalti, parte con il piede sbagliato. In questi ambienti, infatti, i lavoratori considerano la salute e sicurezza un corpo estraneo, un esercizio di burocrazia, espressione di un ristretto gruppo di lavoro, lontano da loro e dalla loro operatività e tale mancanza di partecipazione attiva dei lavoratori fa si che non si riesce a instaurare un continuo e rigoroso rispetto delle regole esistenti.
Al di là della specificità sopra rappresentata, il punto su cui riflettere è che, generalmente nelle realtà organizzative si trascurano soprattutto gli aspetti psicosociali che impattano sulla sicurezza sul lavoro, che determinano l’assenza di qualsiasi dinamica di dialogo e di rappresentanza tra i lavoratori e fra RLS e Azienda. Deve essere chiaro che la sicurezza sul lavoro e la sua valutazione non sono mero controllo del rischio di un danno (aspetti tecnici e normativi) ma sono soprattutto il risultato di un coinvolgimento attivo (aspetti sociali e organizzativi).
All’interno di questo perimetro se non si supera l’approccio di tipo “adempista:” che, genera principi di organizzazione del lavoro di stampo “command e control” ci si limita a individuare e a controllare i rischi, trascurando la variabile umana, messa in second’ordine, perché quella più difficile da gestire.
Nelle situazioni, lo ripetiamo, dove operano soprattutto i così detti “lavori deboli”, l’applicazione dei principi di Sistemi di Gestione per la Salute e Sicurezza conformi alle ISO 45001 è impossibile da conseguire, al massimo risultano formali e di facciata. Una soluzione possibile per superare questa impasse è di applicare un approccio organizzativo di tipo socio tecnico, capace di integrare le necessità dettate dagli aspetti: normativi, tecnici e socio-organizzativi.
Troppo spesso, infatti, ci si dimentica che il Decreto 81/08 è una norma di legge sistemica, che enfatizza in modo inequivocabile il concetto per cui l’organizzazione è la base sulla quale si deve fondare la moderna salute e sicurezza del lavoro. (2)
Senza un ragionevole coinvolgimento e adeguata comunicazione con i lavoratori, la realtà organizzativa di un appalto diventa una costruzione sociale complessa predeterminata aridamente dall’esterno e non compresa dall’interno e l’assenza di dinamiche attive di dialogo e di rappresentanza fra lavoratori non favorisce l’avanzamento di un’adeguata cultura della salute nei luoghi di lavoro.
Per fare in modo che la consultazione non sia applicata come una forma documentale della partecipazione dei lavoratori, occorre spostare il focus sui comportamenti e non su gli adempimenti perché il fine ultimo della salute e la sicurezza, è il coinvolgimento proattivo dei lavoratori e non l’adempimento formale del Datore di lavoro.
In quest’ottica, per chi ha la responsabilità di far rispettare i principi di tutela della Sicurezza sul lavoro, clima organizzativo, leadership e cultura organizzativa, sono fattori psicosociali importanti che non posso essere ignorati perché i soli che possono eliminare il fossato che divide: chi gestisce la salute e sicurezza da chi la esegue. (3)
Intervenire nel campo della salute e sicurezza vuol dire sviluppare un approccio sistemico, l’unico che mette al centro l’osservazione delle azioni umane comprendendole dall’interno. L’unico capace anche di dimostrare a terzi che è in grado anche di migliorare.
Marco Immordino, Lead Auditor Dasa-Rägister
(1) Per approfondimenti sul lavoro debole vedere Ricerca della CGIL Filcams di Roma e Lazio: “Il rispetto delle normative di salute e sicurezza negli appalti pubblici nelle attività di pulizia e sanificazione e nel trasposto pubblico locale nella città di Roma.” Su: “Il rispetto delle normative di salute e sicurezza negli appalti pubblici nelle attività di pulizia e sanificazione nella sanità e nel trasporto pubblico locale della città di Roma”
(2) Carlo Bosio “Gestione della sicurezza nei sistemi sociotecnici” ed. EPC 2013
(3) M. Immordino – Come integrare le norme cogenti e quelle volontarie in un unico Modello di organizzazione e di gestione, su “RS – ERGONOMIA Servizio Nazionale Studi e documentazione sull’ambiente di lavoro.”